Commedia gialla con gatto nero by Serena Venditto

Commedia gialla con gatto nero by Serena Venditto

autore:Serena Venditto [Venditto, Serena]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-04-13T12:00:00+00:00


19

La teoria dei colori

«Tu hai dormito troppo poco, stai vaneggiando» disse Elsa scuotendo il capo, le labbra sottili contratte in una smorfia amara.

«Oh no, mi dispiace, Elsa. Ho dormito a sufficienza per capire che la morte di Vittorio Latorre non interessava a nessuno. Nessuno aveva interesse a ucciderlo, quindi era un omicidio senza senso. E gli omicidi senza senso non esistono.» Malù si accese una sigaretta, e io feci lo stesso, dall’altra parte della cucina. Sì, doveva essere per forza così. «Allora ho pensato all’unica alternativa possibile, ovvero che la vittima fosse un’altra e la morte di tuo padre fosse un incidente. Ci ho pensato a lungo, e il risultato possibile è uno solo: Claudio.»

Ci guardammo l’un l’altra, aspettando una reazione da parte dell’uomo che non avvenne. Osservava Malù senza muovere un centimetro della faccia.

«La morte di Claudio» proseguì lei, «al contrario di quella di Vittorio avrebbe fatto piacere a più di una persona, forse, ma solo una poteva pianificarla e realizzarla con semplicità e precisione. Tu, Elsa.»

Sospinse in aria una nuvoletta di fumo e poi la guardò con verde intensità. Le stava restituendo il suo sguardo scettico e velenoso, adesso era Elsa a essere sotto esame.

La donna guardò a terra, poi sollevò il capo e aprì la bocca un paio di volte, ma ogni volta la richiuse.

Solo allora Claudio si alzò e si portò una mano alla fronte. «Non ci posso credere, ora la vittima sono io? Elsa, ti sta accusando di avermi voluto uccidere, rispondile!» disse prendendola per le spalle. «Rispondimi, è vero quello che sta dicendo?»

«Meeeeow!» miagolò Mycroft a Malù.

Lei gli grattò la testolina, il gatto si stiracchiò e corse via, verso le scale, miagolando.

Malù riprese, con voce tranquilla: «Sì, ti sto accusando di aver tentato di uccidere tuo marito».

«Stronzate» rispose la donna sprezzante.

«Brava, la parola “stronzate” mi ha messo sulla strada giusta. E vi spiego perché. Poche ore fa eravamo qua in cucina, quando Andrea ha accusato Massimiliano di aver ucciso Vittorio. Gioia ha protestato l’innocenza del marito, ma tu hai detto una cosa diversa: “Stronzate”. Perché lo sapevi che non era veleno per topi, ma era Coumadin. Tant’è vero» aggiunse, con una profonda, teatrale boccata di sigaretta «che quando Marco ha spiegato la faccenda della coincidenza del principio attivo sei l’unica che si sia stupita. Sei l’unica che abbia detto “Warfarin?” invece di “Ma che stai dicendo?”»

«E sentiamo, perché lo avrei dovuto ammazzare?» chiese lei, con un filo di voce.

Malù appoggiò le mani sul tavolo e la fissò dritto negli occhi. «Perché lo odi. Lo odi da vent’anni. Ma non potevi divorziare: tuo padre sarebbe morto di dolore, l’azienda ne avrebbe risentito; la gente, poi... la gente chissà che avrebbe detto. Invece, la vedova Elsa Latorre Teodoro poteva rifarsi una vita. Quando hai cominciato a pensarci? Probabilmente dopo l’operazione di tuo marito. Sono mesi e mesi che metti da parte una pillola ogni tanto, cambiando la data sulla confezione quando puoi fare la correzione senza che lui se ne accorga, saranno bastate una decina di pillole, no?» disse guardando Marco.



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